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la felicita’ sociale

LA FELICITA’ SOCIALE

Alle porte del 21° secolo gli uomini e le donne vivono una società trasformata e trasformante. Fino al 18° secolo le strutture predominanti della vita societaria delle persone erano stagnanti. Dal 19° secolo in poi si sono susseguiti cambiamenti che oggi determinano la società attuale. Il concetto di una società circolare in un sistema circolare ed in un’economia circolare ci porta a pensare che la nostra vita è come un cerchio. Tutto inizia e tutto finisce è l’altro concetto circolare che ci accompagna da tempo.

Per costruire, dunque, una società circolare si necessita di implementare strutture organizzative istituzionali che tengano in alta considerazione i bisogni. Il bisogno[1] è un concetto che nel diritto privato è ben definito e regolamentato. Da qui la rinascita di un nuovo “welfare state” (stato sociale) che metta un ordine sociale innovativo, sostenibile e rivoluzionario e che inserisca nel circolo economico e culturale il concetto di felicità sociale. La società si compone di azioni, attori e luoghi dove vivere, e mai come in questo momento, in una funzione economica di uno stato che si rispetti hanno una grande importanza i beni relazionali, i beni comfort ed i beni stimolo, cioè i bisogni sociali, di sicurezza e di stima.[2] Sono la chiave di svolta per innescare meccanismi di ripresa e di costruzione sociale. Le persone da tempo hanno compreso che dalle rivoluzioni industriali in poi l’uomo per vivere ha bisogno di gratificazione che è Il vero motore che può azzerare il conflitto a vari livelli. In una società così duramente compromessa la lotta quotidiana ad abbattere ogni sopruso e ogni ingiustizia sociale è la vera essenza di lotta. Le violenze che si generano tra persone e per ogni motivo sono già ampiamente analizzate da molte figure professionali e non. Tutti cercano la via della soluzione. Basti pensare solo alla violenza sulle donne, sembra un treno in corsa che non riesce a fermarsi. Ecco allora che bisogna stare attenti ad avere premura della mente e del cuore delle persone. Non basta creare lavoro e soddisfare alcuni bisogni. L’agire deve necessariamente compiere un giro a 360 gradi. Vogliamo pensare che il punto di ripristino per tutelare e valorizzare le generazioni future sia proprio l’unione dei popoli e la forza delle comunità. Ritornare al valore di ogni singola persona per far germogliare una nuova collettività. Quando si parla di nuovi sistemi economici mondiali si pensa a qualcosa di molto complicato, eppure questi ordini mondiali sono fatti da persone comuni che devono coscientemente agire per il bene sociale e per il raggiungimento della felicità sociale. Finanza, reddito, lavoro, capitale non devono essere fattori determinanti e che camminano da soli. Ad oggi hanno portato un benessere apparente e anche troppo consumistico e ancora oggi troppo virtuale. Torniamo a dosare tutto nella misura in cui prende forma il valore del singolo che si ripercuote sull’intera comunità e costruire anche attraverso questo nuovo progresso tecnologico e digitale il nuovo umanesimo. Aggiungiamo e lavoriamo su fattori quali la sostenibilità, il benessere e la felicità. Si può e si deve fare.

Teresa Sicoli

Sociologa


[1] Il bisogno è una sensazione di insoddisfazione percepita da un individuo (bisogno individuale) o da una collettività (bisogno collettivo) dalla quale è possibile liberarsi attraverso l’uso o il consumo di un bene o di un servizio.

[2] vedi La scala di Maslow dei bisogni