Menu Chiudi

Socialità e Informazione – Crosia In …Cultura

SOCIALITA’ E INFORMAZIONE

La documentazione è stata ed è azione del nostro agire quotidiano e  l’uomo ne ha determinato lo scopo  tramite il suo utilizzo e senza escludere l’ <interazione tra scienza e società>[1].

Ora, per ricondurci al tempo e al suo scorrere, vediamo che nel 1945 si iniziò <<una raccolta e un’analisi delle informazioni documentali all’interno di un partito che sentiva la necessità di costituire Studi di Propaganda e di Stampa (Ufficio S.P.E.S.)>>[2] Un dato importante che segna come il documento e la documentazione cominciano una strada storico-sociale dove collocare una nuova funzione. <<La funzione di Documentazione e raccolta delle informazioni è, quindi, fin dall’origine inclusa nella struttura di stampa e propaganda voluta da Dossetti anche se, fino ai primi anni cinquanta, le esigenze elettorali faranno si che la stragrande maggioranza delle risorse e delle attività vengano destinate alla redazione di testi con finalità squisitamente propagandistiche.[..]. Centrato sull’idea della microfilmatura massiva della documentazione l’ufficio si configurò rapidamente come un vero e proprio centro di documentazione  e di intelligence con la missione strategica di ridurre i volumi dei documenti cartacei mediante l’uso di nuove tecnologie rendendoli così più facilmente consultabili>> [3]

Un percorso che da lungo tempo tenta di dar forma e concretezza alla necessità di informazione approfondita e congrua affinché tutti la utilizzano al meglio e la permeano nell’apprendimento. Lo studio e l’istruzione sono concetti fondamentali per lo sviluppo dell’essere umano e senza i riferimenti necessari, che la Documentazione determina, non avrebbero seguito e senso. Non basta riferirsi quindi alla semplice e meccanicistica operazione di ‘analisi ’[4] del documento e dei documenti tutti per sopperire alle esigenze del sapere. Il punto e la ricerca fanno parte di questo processo; le analisi delle strutture testuali dei libri di testo per esempio e le loro caratteristiche cognitive e comunicative sono presenti ed anche all’interno si scopre  la componente linguistica che risulta essere molto importante.

La classificazione non è un fatto tecnologico ma filosofico: [La visione del mondo] (cit. R.Guarasci). “Ogni giorno noi attuiamo numerose sequenze di Bisogno/Informazione/Decisione indipendentemente dallo specifico settore di attività nel quale lavoriamo. Conoscere le metodologie e le tecniche per far sì che questa azione involontaria diventi un ‘processo di qualità’ è estremamente utile a tutti coloro i quali svolgono una qualche forma di attività relazionale e/o decisionale. Se riusciamo a definire e percepire con chiarezza questa concettualità, la Documentazione assume una sua completa caratterizzazione come base e fondamento teorico delle scienze dell’informazione[5]

In linea generale, classificare serve per semplificare l’accesso alle informazioni e tenere memoria e ordine dei documenti e dei settori analizzati. Lasciare ai postumi sempre un  archivio fruibile e libero è diventato senza dubbio un obiettivo e un valore per tutti. Partendo dalle conoscenze[6] e tradotte in informazioni per mezzo di dati acquisiti ed analizzati, può definirsi un ‘lavoro sociale’ pregno di ricchezza per l’intera società.

Il valore del sapere prende forma molto velocemente e attraversa diversi stadi evolutivi. L’importanza di riconoscere nel sapere e nella scienza i fondamenti da lasciare alle prossime generazioni è una consapevolezza e una presa di coscienza che sprona a miglioria e ad approfondimento. Da questo si delinea un paradigma relativo al mondo letterario filosofico denso di ‘lasciti’ (pubblicazioni scientifiche).

L’insieme delle informazioni hanno un loro terreno di ‘gioco’. Sono espresse, raccolte e distribuite in tutti gli ambiti della società, tanto da condizionarne anche, e a volte ripetutamente, le decisioni delle persone che la vivono.

La Documentazione è stata da sempre un mezzo per la diffusione dei risultati della ricerca scientifica, e ancora oggi è così. Ma è anche vero che le innovazioni attuali e la ‘escalation’ dalla tecnologia rendono più difficile il sistema comunicazione-documentazione-informazione. In primis, l’enorme sviluppo dell’offerta di informazione ha avuto come conseguenza principale “l’indebolirsi della relazione, una volta necessaria, tra documento ed informazione. (…). Oggi, documento ed informazione tendono ad una divaricazione operativa, ad acquisire una reciproca autonomia nella capacità conoscitiva e si avviano a diventare momenti distinti della conoscenza e della comunicazione”[7]

Quindi, la Documentazione è una disciplina scientifica moderna  e di conseguenza pregna di ibridi quali possono trovarsi nei metodi, nelle culture, nei territori e negli interessi. Nel suo insieme raccoglie parte della logica, della retorica, della filosofia, della linguistica e delle tecnologie informatiche. Forte e preminente è il messaggio di quelli che vogliono la “Scienza dell’informazione” quella scienza che deve capire il processo comunicazionale specifico della ricerca informazionale.

La riflessione logica di cosa è la Scienza dell’informazione si racchiude nella comunicazione tanto quanto l’assunto che essa è necessaria al processo stesso di costruzione dell’informazione. La Scienza dell’informazione e della comunicazione si proietta nei fenomeni comunicazionali e cerca di chiarire i <<processi d’informazione e di comunicazione derivanti da azioni organizzate, finalizzate, che si appoggiano o meno su tecniche e che fanno parte delle mediazioni sociali e culturali>>[8]

La necessità di una cultura delle informazioni è l’aspetto sul quale si esprimono molti studiosi e Caroline Wiegandt, ex presidente dell’ADBS e attualmente direttrice de la Documentation d’actualité de Radio France, afferma che nel trasformismo della società attuale si stanno inserendo nuove figure professionali che interagiscono con la nuova tecnologia ad esempio i records manager, i webmestre, i veilleur, i knowledge manager. Ed è la scuola la parte ‘colpita’, e cioè quella che deve tenere in conto il cambiamento e predisporlo ad un ambiente di apprendimento adeguato.

“Pour comprendre la technicitè propre aux modes d’emploi d’internet, on ne peut s’en tenir aux formalismes des languages informatiques: en effet, ceux-ci recontrent en pratique les languages documentaires. […] Le rencontre entre les métaphores de la frontiére electronique (défricher les nouveaux espaces de l’information) et de la bibliothéque universelle (les indexer) pose ainsi les bases d’une didactique informationnelle qui forme à un espace en développement à la recherche de normes documentaires.”[9]

Il mutamento della società genera un movimento perpetuo della conoscenza e della sua ricaduta. Anche in questo contesto l’analisi sembra non essere mai abbastanza. Si cerca di comprendere come la documentazione o meglio la disciplina di Scienza dell’ Informazione sia uno strumento necessario alla quotidianità.

L’ informazione esiste di per sé e può essere preservata su supporti cartacei o digitali; la conoscenza è insita nella mente di chi la possiede. Entrambe si nutrono di affermazioni vere.

 In effetti, quando si afferma di aver esplicitato una conoscenza, in realtà si stanno preservando le informazioni che la compongono, ma la conoscenza vera e propria si ha solo in presenza di uno strumento che ricolleghi tali informazioni alla propria esperienza personale.

I nuovi bisogni della società e quindi degli individui e le condizioni sociali divenuti preminenti avevano determinato questa nuova evoluzione: la gestione dell’informazione.

Da qui si mettono in campo studi approfonditi ma che devono tener conto del tempo e della società che, dalla fine degli anni ’60 agli anni 2000, cambia non solo nel suo carattere interdisciplinare e quindi l’aspetto accademico ma anche nel nuovo aspetto  dell’informazione e della sua fruibilità in ambito tecnologico.

In Italia, l’Associazione Italiana per la Documentazione Avanzata , AIDA[10], ha cercato anch’essa di affrontare la questione culturale e scientifica propria dell’informazione e della documentazione dalla sua fondazione ad oggi. “L’impegno di AIDA nelle scienze dell’informazione non può non distinguersi da una costante attenzione all’evoluzione della stessa terminologia che caratterizza il campo e le professioni connesse: ne è un esempio il termine ‘documentazione’ che caratterizza questa Associazione e una parte degli operatori professionali. [..] Questo lavoro di scavo dei contenuti, impegno minerario, quasi, per l’estrazione della quintessenza, la loro rielaborazione in forme scientificamente significative e comunicative , caratterizza molto bene le attività dei professionisti variamente impegnati nelle scienze dell’informazione, al di là delle tecnologie impiegate.[11]

Dietro questi studi e quindi dietro questa scienza ci sono molti interrogativi ai quali si cerca, ancora oggi, di dare risposta. Sicuramente l’evolversi della comunicazione ha segnato tanti step e allo stesso tempo ha diversificato e reso labile anche il lavoro minuzioso di questi anni. Si tenta di rimanere arroccati a difesa di questa scienza, ma il cammino e le prospettive sono diversificate.

A livello internazionale questa disciplina è conosciuta, come abbiamo detto, con il termine Information Science (IS) ed è permeata da  altre branche: l’information management. Comincia a delinearsi una nuova disciplina il ‘library and information management’ (LIM) che <<comprende lo studio dell’informazione dalla sua generazione alla sua utilizzazione, in modo da permettere la registrazione, l’accumulazione, l’archiviazione, l’organizzazione, il reperimento e la trasmissione dell’informazione, delle idee e delle opere dell’ingegno.>>[12]

L’informazione, in quanto oggetto e parte della disciplina stessa, è il risultato di un analisi della conoscenza e per tale motivo diventa una fonte importante per l’intera società. Diamo valore, a questo punto, agli aspetti socio culturali che agiscono sul più generico concetto di informazione. Molti autori che al termine informazione attribuivano asetticamente un valore solo strumentale e meccanico per un uso della comunicazione attraverso la tecnologia, hanno dovuto fare i conti con l’altra realtà che nasconde il termine informazione.

<<Perciò tutti quegli aspetti dell’informazione che non possono ricadere in una teoria quantitativa diventano altrettanti spunti per articolare nuove elaborazioni utili, volta per volta, a dipanare un’intricata matassa concettuale. Inoltre, come si diceva, tutte le teorie sull’informazione che si distinguono dalla MTC[13] presentano, come tratto comune, il ruolo fondamentale del soggetto interpretante; in tal senso si può affermare che l’altro grande ambito teorico nello studio dei fenomeni informativi, oltre a quello matematico di Shannon[14], sia quello cognitivo: esso non pone la sua attenzione solo sugli aspetti sintattici dell’informazione (e cioè a come essa viene espressa: il valore della forma, insomma), ma anche su quelli semantici (il contenuto di ciò che è rappresentato) e pragmatici (la funzione dell’informazione e le sue ricadute applicative).”[15]

L’informazione, intesa come fonte principale  della Scienza dell’informazione,  è analizzata ed orientata nell’alveo di tre metateorie così come descritto da Alberto Salarelli nel suo testo. Ci spiega perché ricondurre l’analisi alla metateoria sia corretto e auspicabile per non lasciare inevasa la spiegazione o meglio esplicitare il concetto di informazione non esclusivamente come oggetto di  quantità misurabile ma anche come concetto logico filosofico; solo attraverso una più ampia e diretta  visione del fenomeno e  non solo sistematica, si ha l’opportunità di un resoconto pieno del concetto di informazione e del senso della scienza dell’ informazione.

Forte e preminente è il messaggio di quelli che vogliono la “Scienza dell’informazione” quella scienza che deve capire il processo comunicazionale specifico della ricerca informazionale.

Non si può dopo questa sintesi definire e classificare con certezza assoluta la Scienza dell’informazione e il suo oggetto e/o soggetto. Si può e si deve, però, asserire che scientificamente da tutte le posizioni emerge l’oggetto di studio che parte e passa dall’informazione come concetto pratico e dall’analisi dello stesso come processo di azioni sociali, dove l’essere umano ne determina l’esito. Allora dove collocare questa scienza, se non nelle azioni sociali che determinano le cause e le conseguenze e anche l’interazione?

<< Questa indifferenza che io sento, quando non sono portato verso un lato più che verso un altro dal peso di niuna ragione, è il più basso grado di libertà, e rende manifesto piuttosto un difetto della conoscenza, che una perfezione nella volontà>>

Dal libro “Meditazioni metafisiche” di Cartesio (René Descartes)

La socialità intesa come rapporto tra le persone è un assunto dal quale partire e cercare di porsi le corrette domande. Nella realtà è talmente insito nelle nostre vite  il desiderio di vivere bene insieme, che tutte le nostre tendenze sociali, culturali e spirituali prendono forma nel confronto quotidiano con le altre persone. Siamo continuamente mossi all’agire da quella che noi chiamiamo banalmente informazione. In effetti, l’informazione , quella più corretta, coerente ed esaustiva rimane il potere più alto che abbiamo per fare le nostre scelte giuste. Ogni giorno scegliamo cosa fare proprio in base a ciò che conosciamo. La difesa più logica dell’uomo è avere le giuste informazioni e conoscenze. Senza quelle non esisterebbero tutti i sistemi sociali e culturali del nostro tempo. Quasi come un diktat dovremmo muoverci all’unisono per difendere  la vera informazione. Una via tracciata e possibile è cercare, attraverso sempre un processo di corretta informazione, la scelta più saggia possibile per portare ai più bassi livelli il conflitto e la bruttezza della società. Vivere informati bene significa avere il potere di una vita migliore e di concertazione con il prossimo.

Teresa Sicoli

Sociologa


[1]  Adriana Valente,  Trasmissione d’èlite o accesso alle conoscenze?, Milano, F.Angeli, 2002 p. 15

[2]ROBERTO GUARASCI Terminologia e Classificazione nel centro di Documentazione della Democrazia Cristiana, in <<AIDA Informazioni>>, Terminologia analisi testuale e documentazione nella città digitale, a. XXVI,  n. 1-2/2008.  p.64

[3] Ibidem.

[4] “Analyse documentaire: Opération intellectuelle visant à identifier les informations contenues dans un documento u un ensemble de documents et à les exprimer sans interprétation ni critique, sous une forme concise et précise telle qu’un résultat d’indexation, un résumé, un extrait. Le but en est de permettre la mémorisation, le repérage, la diffusion ultérieure des informations ou du document source.”

Arlette Boulogne, Vocubalaire de la documentation, Paris, 2004,  p.23

[5] ROBERTO GUARASCI Dal documento all’informazione, Che cos’è la documentazione, Iter, Milano, 2008 p.11

[6] ‘Le conoscenze di un’organizzazione diventano interessanti e produttive nel momento in cui sono condivise da tutti gli attori; a questo fine sono indispensabili un linguaggio unico (‘corporate language’) e soprattutto una comprensione unica dei concetti. Chi vende prodotti vende anche la terminologia che li spiega e li descrive. Il trasferimento della conoscenza passa inevitabilmente dalla terminologia. La terminologia ha di conseguenza un ruolo fondamentale all’interno di un’organizzazione.(..)Le attività terminologiche intervengono nell’ambito della: 1.conoscenza individuale-la terminologia evita la perdita di conoscenze dovuta all’uscita di un collaboratore dell’organizzazione e incita i singoli a esplicitare la loro conoscenza individuale ‘affidandola’ alla banca dati terminologica 2. conoscenza esplicita-la banca dati terminologica è il ‘contenitore’ della conoscenza esplicita dell’organizzazione 3. conoscenza organizzativa-tramite le attività terminologiche si memorizza e si trasmette il sapere collettivo dell’organizzazione, la banca dati terminologica è uno strumento pedagogico per i nuovi collaboratori 4. conoscenza tacita-grazie alla loro esperienza, i terminologi hanno un ruolo importante nella creazione di nuova conoscenza, perché sanno come e dove cercare e  conoscono le regole per la creazione di nuovi termini.’

DONATELLA PULITANO La terminologia: un capitale da non sottovalutare, in <<AIDAinformazioni>>, a. XXVI, n. 1-2/2008 p.91

[7] PAOLO BISOGNO Il futuro della memoria – Elementi per una teoria della documentazione, F .Angeli, 1995,P.4

[8] Ivi p.13

[9] Rivista ‘Documentaliste-Sciences de l’information 2013,vol.50, n.4

[10] L’AIDA, Associazione professionale senza fini di lucro, è stata costituita nell’aprile 1983 con iniziativa di Paolo Bisogno e si propone di favorire lo sviluppo della professione del documentalista, delle attività e dei servizî di documentazione e, in genere, della cultura documentaria.

[11] DOMENICO BOGLIOLO, Linee di problema per il trattamento terminologico di documenti amministrativi elettronici, in <<AIDAinformazioni>>, a. XXVI, n. 1-2, 2008, p. 156

[12] VILMA ALBERANI-ELISABETTA POLTRONIERI, La documentazione rispetto alle altre discipline dell’informazione, in <<AIDAinformazioni>>, a. XXI, n. 3, 2003, p. 41

[13] La teoria matematica dell’informazione abbreviata MTC risale al saggio di Claude Shannon nel 1948. “La MTC è una teoria di messaggi e sistemi di messaggi, di norma giudicati semplicemente nei loro aspetti meccanici, elettronici o fisici generali, un approccio che esclude altresì una teoria generale della significazione (semiotica) per concentrarsi invece sulle specifiche istanze sollevate dalla conversione di un messaggio da un codice all’altro: questo è infatti il ruolo precipuo svolto dai dispositivi di trasmissione e ricezione. Essi convertono (e riconvertono) il messaggio dal codice con il quale esse è stato originariamente formalizzato all’altro tramite cui esso  sarà trasmesso sul canale assumendo, in tal caso, il nome di segnale. In che senso allora, questa teoria ci permette di misurare l’informazione? Secondo la MTC l’unica prerogativa che caratterizza l’informazione è quella di ridurre l’incertezza. (..) Informare, in sostanza, significa scegliere (e comunicare) alcuni elementi individuati all’interno di un insieme di possibilità: più l’insieme è vasto, più la scelta è informativamente importante, essendo evidentemente molte le possibilità scartate, quelle non prese in considerazione.” Ivi pp. 63-64

[14] SHANNON CLAUDE ELWOOD (1916-2001) biografia in SERGE CACALY  Dictionnaire de l’information, Armand Colin, Paris, 2006, pp. 212-213

[15] Ivi pp. 79-80